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domenica 19 agosto 2012

My life Downunder

Da una settimana di nuovo nel "Bel Paese" e gia' mi manca l'Australia...sara' sempre cosi'...quando sono qui vorrei essere li e quando sono li vorrei la mia Italia! E' ormai la storia della mia vita!

I miei quasi due mesi downunder sono stati interessanti e soprattutto rilassanti, lontano dai ritmi frenetici di questa nostra vita.
In Australia si lavora molto ma allo stesso tempo si e' gratificati con ottimi stipendi e una qualita' della vita altissima...qui da noi si lavora solo!
Le possibilita' di impiego sono ovunque, diciamo che se vivi in Australia e non lavori significa solo che hai poca fantasia di farlo!

Le prime due settimane a Perth ho fatto la turista, anche se bene o male la citta' mi e' ormai molto famigliare, ho girato per le vie del centro, ho gustato l'atmosfera leggermente retro' di Fremantle e mi sono concessa lo spettacolo di romantici tramonti sull'oceno. A seguire mi sono dedicata alla lettura e alla fotografia, quelle cose che a causa della nostra normalita' avevo dovuto lasciare indietro perdendo un po' del mio stesso essere...mi sono insomma riappropriata di me stessa e di cio' che veramente amo fare.

Una delle mie esperienze piu' belle e' stata la visita al Roelands Village, nei pressi di Bunbury. Per spiegare di cosa si tratta bisogna tornare indietro di quasi cento anni e ripercorrere un po' le tappe di quella che in Australia viene chiamata "the stolen generation".
La generatione rubata indica i bambini aborigeni strappati alle proprie famiglie da agenzie governative australiane e da missioni cattoliche, in un periodo compreso tra il 1869 e il 1970. Il motivo dato era "educare" chi veniva considerato selvaggio, offrirgli una via di riscatto...A volte pero' dietro tutto cio' c'era anche la volonta' di nascondere bimbi nati da unioni tra donne indigene e bianchi, bambini visti come infamia per gli occidentali e preferibilmente nascosti in qualche remota missione!
Roelands e' uno di questi posti dove i bimbi venivano fatti crescere, studiare e lavorare la terra...Roelands e' ancora li e il villaggio e' ora utilizzato per un programma, chiamato RESPECT, che si occupa di formare adolescenti indigeni, con un vissuto non sempre facile, attraverso incontri con persone che li possano motivare o offrendo loro argomenti educativi.
Ho trascorso due giornate all'interno del villaggio, i ragazzi sono fantastici e gli elders (gli anziani) mi hanno trasmesso un senso di profonda pace. Un giorno, durante un forte acquazzone, una signora del posto mi dice che la pioggia e' meravigliosa e il rumore che fa sbattendo sui tetti sembra quasi una musica...Noi abbiamo perso questo stretto contatto con la natura, non vediamo piu' la meraviglia di un temporale ma ne cogliamo solo la negativita'...

La prima giornata al villaggio mio marito ha raccontato il suo incidente e dato ai ragazzi dei motivi per andare avanti anche in momenti di forte difficolta', raccontando i suoi successi sportivi ha voluto motivare i ragazzi, li ha voluti spingere a non arrendersi e incoraggiarli a raggiungere i risultati attraverso la tenacia e le proprie aspettative.
La seconda giornata ho fatto le foto durante l'intervento dello chef Mark Olive, o Black Olive (http://www.blackolive.net.au/). Mark fonde la tradizione aborigena e quella occidentale nelle sue creazioni culinarie, utilizzando erbe native, carne di canguro o coccodrillo crea uno stile culinario contemporaneo e innovativo.




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